Mi concedi il tuo dolce volto, come corolla d’un fiore, al mio sguardo?
Lei è là, come un sepolcro imbiancato. Nient’altro da dire se non che tra le mani s’infiorano orchidee cremisi, filamenti bramosi accorrono alle porte del cuore. E chissà perché di quel rosso peccato son pure i suoi capelli, così nostalgici che s’infiorano essi stessi di rose calma passione, di rose Crepuscolo.
Quello stesso crepuscolo in cui vidi il tuo volto sfiorire di pallida brina.
Avevi la malia di chi frammenta le speranze lacerando stralci di vita.
Avevi il destino fiutato sui Tarocchi.
E io dipingevo il tuo volto, su tela.
Forse per ricordarti, per intingere della mia vera passione farfalle vermiglie ad infiorare il tuo nome.
* * *
«Qual è il tuo
nome?»
«Syria.»
Sa come lame crudeli di fragile cera.
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