sabato 26 marzo 2011

Never let me go

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Ci hanno dato un tempo vastissimo per vivere, un altro ce l’hanno dato per morire. Sei una ballata di quelle lente, di quelle che si stringono in vita per non lasciarle andare, di quelle di cui si sente il brivido che è un fiocco d’ogni segreto, che è una mano sul cuore.

Non volevo che mi lasciassi; non lasciarmi. Non voglio sfiorire – ultimo corvo, ultima stella. Ultimo uccello levato in volo, di quelli che si seguono col dito e non si sa mai dove vanno a finire.

Forse dentro noi stessi.

Per questo ti dico che ho seminato papaveri, sì papaveri. E ne ho seminati mille, come il titolo della mia storia – eh, già, Mille papaveri rossi. E poi addosso, sullo stelo, c’erano dei peli ch’erano sogni taciuti, che erano spine smussate dal nostro arrossire in un pensiero alle corolle. E vi ho attaccato dei piccoli pensierini, di quelli dolci, di quelli che son pezzi di luna per dimostrare che è fatta di miele. E ho lasciato che il vento smuovesse questi animi e cancellasse ogni paura. E sentire che l’unica paura che è rimasta è quella che questo vento tira troppo forte; allora ti stringo a me per sentirti un istante in più. Non vorrei mai ti portasse via.

Ho detto che non ti avrei mai lasciato andare.

E non l’ho fatto.

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