C’era il mare. Come il sole e le stelle. E c’era la sabbia, dipinta da setole morbide sul tracciarsi della risacca. Morbida, anelava nel gelo superstite, giorni d’acciaio.
Il vento soffiava da nord. Sempre. Come l’alba mattutina.
Madame aveva un pugno, e in quel pugno aveva stretti ottant’anni di vita. La brezza sciolse di salsedine le dita, che s’aprirono mentre gli anni scorrevano. In granelli di sabbia.
Madame intinse le dita, come morbide setole di pennello, nel mare. L’increspatura si frangeva in uno specchio, rifletteva ottanta anelli di fragile acqua. Madame aveva ottant’anni, come la brezza che soffia sempre da nord, e che in quel mare – come oceano di prati abbandonati – oscillavano, sfumando i contorni d’un cielo d’avorio.
Madame aveva ottant’anni. I grani del suo rosario erano ottanta, come i fori del suo scialle violetto, come il silenzio del vento che taceva nel rimorso che quest’ultimo s’avrebbe portato con sé, anche l’ultimo giorno intinto d’acciaio.
Ma il vento soffiava da nord. E questo bastava ad imbevere drappi perduti nell’ebbrezza del mare – come oceano di prati abbandonati – il sapore di un’estasi, ch’avrebbe portato con sé – fatale – anche Madame, col sonoro mormorare animi nel vuoto di solitudine del vento.
Il vento porta con sé morti. Riscatto di solitudine?
* * *
NdA: Scritto sulle fascinose note di "Oceano Mare". Volevo proporvi un contest, più che un contest un confronto fra voi lettori, se volete partecipare, a tema vento-solitudine. Potrebbe venir fuori qualcosa d'interessante.
Intanto esalo con un sospiro la solitudine di un sole piangente.
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