Ho paura di non riuscire a essere all’altezza di te. Ho paura che non lo sia stato. Ho eretto una crisalide di ghiaccio fra me e te, che seppur le tue timide strette di mano non riuscivo a sciogliere. C’è un distacco profondo. La rete è un mondo intimo, aperto sul varco di una base nulla, la realtà tramuta tutto in qualcosa di vero, che ha tatto e puoi ammirarne la metamorfosi imprevedibile in ogni istante.
E vederti davanti, è stato struggente. Bellissimo, un brivido, un urlo fino al cielo, una paura salita verso un’ansa del mio cuore.
Sei tu? Mi abbracci, energica, il calore che si diffonde come un elisir raccolto in un’ampolla oblunga, stretta e sottile come il tuo tono di voce.
La mia graziosa ballerina, una violetta cresciuta tra erbacce in un bosco freddo.
Ho paura… paura di non essere abbastanza. Abbastanza perfetto.
Ho paura che stringendomi la mano, io non sia all’altezza di ciò, di questo volo in cui trascini sgraziata, me. E ho paura di cadere.
E talvolta la paura è una bestiola mediocre che dopo la sua scopata si rannicchia su se stessa, sgretolata come la vita di un pipistrello al giorno, inoffensivo, pronto a scattare. Triste, malinconica. Una dose di ispirazione.
Quando l’ancora alle tue paure possono soltanto essere i tuoi personaggi.
In effetti... stavamo quasi per cadere.
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