martedì 1 marzo 2011

Vi racconterò una favola.

E vorrei partite con: c’era una volta, se permettete. C’era una volta un papavero mutato in siero d’amore e disfatto nel vento.

Fine.

Avrei bisogno di un appiglio in più, tendetemelo dall’infinito di questa inconsapevolezza… di questo essere stupidi, illogici; ho venduto il mio occhio sinistro al diavolo.

Vedo solo le emozioni e mi distruggono. A volte, però, decido che è meglio chiuderlo e proteggermi da altre che non vorrei cucirmi addosso.

Oh Katherine,

l’hai vista… quella stella?

Morirà, sfiorita con un traccio di matita sulla tua schiena, sarà un bottone da cui si sbroglieranno questi filamenti di passione ad annientarti in un limbo che t’ho costruito, per guardarti da lontano.

Crack.

La teca s’infrange.

Un sussurro e sfumi in un fiocco bugiardo sopra le labbra.

Ho provato a sfiorarle, ansioso, ho provato a rubarne il mio amore, ma… un fil di stoffa sottile poneva le basi di questo odio.

Katherine, morirai. Morirò. Moriremo. Di cosa, però, ancora non so.

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