Tornato

Una malinconia infinita. Malinconia di lei…

Lei, la mia vestale innamorata. I capelli insanguinati e gli occhi di ghiaccio, come la morte. Pochi sguardi concessi al mio volto, forse per farmela desiderare ancor di più.

Lei, la mia vestale idemoniata…

In viaggio verso terre ignote, verso me.

Aveva il volto esangue, il mio amore del nord.

Nessuno mi aveva mai fatto innamorare così. E’ così assurdo? E’ così assurdo innamorarsi di qualcuno di cui non conosci nemmeno il nome?

Assurdo.

E’ assurdo… assurdo quel che provavo. Il cuore sostava nel suo limbo assente di ossigeno per istanti infiniti, batteva poi come non so spiegare. Era come se qualcosa di indissolubile ci unisse, quasi un filo di lana scarlatto, un gomitolo si stendeva traverso un labirinto dalle pareti invase da petali porpora.

Il suo saluto l’ho visto, tutto quello che poteva fare…

Ci guardavamo da uno spiffero nel muro, lei di schiena… la spiavo curioso. Il mio piccolo essere, un papavero delicato. Sembrava forte, intrisa della stessa fragilità con cui i petali di un papavero cascano al solo tocco, ma il suo fascino resta in eterno…

Il mio papavero.

E chi lo avrebbe detto?

Che alla fine mi sono innamorato.

Che alla fine almeno qualcosa, misera o enorme, me l’ha concessa.

Solo a me.

In piedi, alla fine di tutto, nel vicolo dell’oscurità. Il suo sguardo lontano a cercare il mio, fra tanti, io. E’ solo uno sguardo, ma per me è stato come mille baci.

Addio.

O forse un Arrivederci fasullo.

Quel che resta è solo il rimpianto… il rimpianto di una timidezza che resta il mio guscio, per ora.

Eppure l’amavo… (Si può chiamare amore o è solo folle attrazione? Il suo volto ha cullato le mie notti)

Una strega?